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Come i gatti ci hanno addomesticato

Aggiornamento: 30 mag




I gatti non sono stati addomesticati come è successo con altri animali. Sono stati loro, migliaia di anni fa, a scegliere di avvicinarsi all’uomo… ma alle loro condizioni. Come ci sono riusciti? Semplicemente mantenendo la loro natura.


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Una storia di 20.000 anni


La loro “domesticazione” è iniziata circa 20.000 anni fa, quando una specie felina di piccole dimensioni, la Felis silvestris, ha iniziato a diffondersi in varie parti del mondo, imparando a convivere con le persone, prima in Oriente e poi anche in Cina.


Ma cosa ha spinto questi gatti a una vita più stanziale, vicino ai villaggi? La risposta è semplice: lì trovavano cibo in abbondanza e rifugi sicuri.


E in cambio? Gli umani li accoglievano volentieri perché erano ottimi cacciatori di topi e altri animali infestanti, utilissimi sia nelle case che sulle barche.


Le origini di questa convivenza quindi sono lontane nel tempo, ma quello che fa la differenza rispetto ad altri animali domestici conviventi con l’uomo (come i cani) è che i gatti da allora, hanno vissuto con noi mantenendo quasi inalterata la loro natura: il genoma del micio domestico differisce di pochissimo da quello del suo più stretto parente selvatico.


Istinto predatorio immutato nel tempo


Alcuni studi recenti hanno scoperto che il cervello del gatto domestico è leggermente più piccolo rispetto a quello del gatto selvatico. Ma questo non vuol dire che siano meno intelligenti!

Semplicemente, si è ridotta la parte del cervello legata all’attacco e alla fuga, il che li ha resi più capaci di sopportare situazioni che in natura sarebbero troppo stressanti, come stare vicino a persone o ad altri gatti sconosciuti.

Nonostante ciò, il loro istinto rimane praticamente lo stesso: se l’uomo smettesse di nutrirli, tornerebbero subito a cacciare per sopravvivere. Del resto, quando vediamo cuccioli giocare tra di loro, è proprio alla “caccia” che giocano.

 

Se il gatto abita in una casa dove ha la possibilità di uscire liberamente, può considerare “casa” più di un’abitazione, e comunque resta la base dove rifugiarsi, mangiare, dormire e partorire i cuccioli.

Il suo istinto predatorio sarebbe soddisfatto dalle scorribande notturne en plain air.

Un gatto che vive in una casa con accesso all’esterno può considerare “casa” anche più di un luogo. Ma ci sarà sempre un posto base dove tornare per mangiare, dormire o partorire i cuccioli. Le sue uscite notturne servono proprio a soddisfare il suo istinto predatorio.


Per i gatti di città, invece, le cose sono diverse. Vivendo in appartamento, non hanno modo di sfogare questo istinto andando a caccia. E anche se si adattano benissimo, hanno comunque bisogno di giocare in modo “predatorio”, usando giochi che simulano movimenti di prede o piccoli inseguimenti.

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Dei o Demoni?


Ebbene sì, i gatti sono riusciti a farsi accettare nelle case degli esseri umani senza dover cambiare praticamente nulla del loro comportamento rispetto ai loro antenati selvatici.

E la cosa incredibile è che, anche se oggi non ci servono più per cacciare i topi, il nostro amore per loro continua, da millenni.


Com’è possibile?

Semplice: i gatti hanno saputo insegnarci ad amarli. Ci hanno conquistato con il loro modo di essere, tanto che ormai non riusciamo più a fare a meno della loro presenza.


È proprio questo il vero fondamento della loro “domesticazione”.


I gatti hanno qualcosa di speciale: sono affascinanti, un po’ misteriosi, quasi magici. Non a caso, in passato sono stati spesso visti come creature che appartenevano a un altro mondo.

L’uomo, in fondo, ha sempre sentito il bisogno di credere in qualcosa che andasse oltre la realtà quotidiana, qualcosa che lo collegasse a una dimensione spirituale. L’animismo, ad esempio, nasce proprio da questo bisogno: riconosceva in certi animali delle anime affini alla nostra, se non addirittura superiori.

 

Nelle civiltà antiche, ai gatti venivano attribuite vere e proprie qualità soprannaturali. Si pensava che potessero scacciare le energie negative, e che avessero poteri curativi.In Egitto, addirittura, i gatti erano considerati sacri.

Nella città di Bubastis sono state trovate tantissime mummie di gatti, perché lì sorgeva il tempio della dea Bastet, raffigurata come un gatto o come una donna con la testa felina. Bastet era figlia del dio sole Ra, e nei templi a lei dedicati alcuni sacerdoti allevavano gatti considerati sacri, che venivano persino sacrificati per onorarla.


Ma non sempre i gatti sono stati amati. In Europa, durante il Medioevo e fino ai primi del '900, sono stati anche odiati e perseguitati.


Erano visti come animali legati al demonio, al mondo dell’occulto, associati alla stregoneria. Per questo motivo, molti di loro venivano torturati o bruciati insieme alle donne accusate di essere streghe.


Dietro a questa ostilità non c’erano solo motivi religiosi o superstizioni, ma anche qualcosa di più profondo.

In una società che spesso reprimeva desideri, emozioni e libertà, gli esseri umani, forse inconsapevolmente, provavano una certa invidia per i gatti.

Loro, infatti, vivono secondo la propria natura, senza farsi condizionare, con un’indipendenza e una serenità che noi spesso ci sogniamo.

E questo, a qualcuno, può anche dare fastidio...



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 Il loro segreto per farsi amare


I gatti sono riusciti a farsi amare dagli esseri umani senza mai sottomettersi.


Vivono nelle nostre case, sì, ma non ci obbediscono né ci venerano.

A volte sembrano addirittura indifferenti verso chi li nutre, li coccola e offre loro un posto caldo dove stare.

Sono animali indipendenti, liberi di mostrare affetto… o di ignorarci completamente. Pretendono rispetto e se non gradiscono la nostra compagnia, se ne vanno. Ma se restano, è perché lo vogliono davvero. E in qualche modo, a modo loro, ci vogliono bene.


Forse è proprio questo che ci affascina tanto di loro:

quel mix di distacco e libertà che ci fa sentire onorati quando scelgono di restare.


Negli ultimi anni, l’interesse per il mondo dei gatti è cresciuto tantissimo.

Sono nati studi specifici sul comportamento felino e nuove figure professionali che aiutano chi decide di adottarne uno.Il punto è che molti adottano un gatto pensando che sia la scelta più semplice per avere un animale da compagnia.


Niente di più sbagliato!


Vivere con un gatto può essere molto più complicato di quanto si pensi, proprio perché non si tratta di un animale davvero addomesticato: ha mantenuto intatta la sua indole felina.

Per andare d’accordo con un gatto, bisogna prima capirlo: Conoscerne la natura, le esigenze e le motivazioni è fondamentale.

In pratica, siamo noi a doverci adattare a lui, non il contrario.

Lui, infatti, non cambierà il suo comportamento per compiacerci.


Certo, è molto adattabile e può anche tollerare situazioni che non gli piacciono… ma fino a un certo punto. Quando non ne può più, inizierà a farlo capire con comportamenti strani, segnali di disagio che possono mettere in crisi la convivenza.

Mai sentito parlare di gatti che fanno pipì sui divani?


E ricordiamoci sempre una cosa: se un giorno il nostro aiuto dovesse venire meno, i gatti saprebbero tornare a cavarsela da soli.

Magari non si preoccupano troppo del futuro, ma sembrano avere dentro di sé qualcosa che li rende… eterni.


Sempre pronti a sopravvivere, in ogni epoca.

 




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